CUCINA BUONA IN TEMPI CATTIVI (2019)
Sinossi
Inverno 1940. Mussolini, nel famoso discorso del 18 novembre, dichiarò: ‘’Spezzeremo le reni alla Grecia’’.
A migliaia vennero strappati dalle loro case, dai loro mestieri, dalle loro radici: Guido, un giovane cuoco, è uno di questi.
Non combatterà in prima linea, sul campo di battaglia, ma cucinerà alle dipendenze dell’esercito fascista. Durante il servizio
si troverà a passare per varie cucine e preparare pasti per altre bocche da sfamare, da cui spesso fuggire. L’unico obiettivo è
tornare a casa, Villa Santa Maria, per ricongiungersi alla sua famiglia, alle sue radici, alla sua cucina.
Note di regia
Questo spettacolo nasce da una piccola e rocambolesca avventura che fa parte d’una più grande e triste storia, quella
della Seconda Guerra Mondiale. Lo spettacolo è stato ideato e scritto partendo dai frammenti della vicenda di Guido Finamore,
che servì l’esercito italiano durante la campagna in Grecia, ma qui, la guerra, è osservata da un punto di vista inusuale: quello della cucina.
Guido, prima di essere soldato è un cuoco, ma nonostante non viva mai la prima linea del campo di battaglia, respira e subisce comunque
lo strazio di quegli anni.
Lo spettacolo parla di umanità e per questo ruota intorno ai quattro attori, a supporto dei quali ci saranno solamente due
sedie, pochi elementi di oggettistica e due bandiere, che servono solo da segno, ossia per indicare il luogo dell’azione.
Un attore interpreta Guido, mentre tutti i personaggi che incontrerà durante la vicenda saranno rappresentati dagli altri tre attori,
che s’alterneranno in più di dieci ruoli, in una sorta di girandola di voci, dialetti, lingue, accenti e culture.
Nello spettacolo non c’è alcun tentativo di totale mimetismo o iperrealismo scenico, gli attori non si celano dietro la fallace maschera
del personaggio poiché questa è solo temporanea, e viene indossata e tolta a seconda della composizione scenica, sotto lo sguardo dello
spettatore, senza che gli attori si nascondano da esso.
A scandire la narrazione e a reggere tutta la struttura drammaturgica ci sarà il menù di un pasto, in cui ogni portata sarà rappresentativa
di un capitolo della storia e questo sarà presentato a turno dagli attori che, svestiti i panni del personaggio, racconteranno al pubblico
la loro ricetta per la creazione di quel piatto.
L’avventura di Guido è un viaggio, una fuga, un costante tentativo di ritornare a casa, così da potersi finalmente spogliare della divisa e
di nuovo indossare il più comodo grembiule da cuoco. Quella di Guido la si potrebbe definire una odissea moderna, in cui il “nostos”,
il “tornare a casa” non s’esaurisce in una mera accezione geografica del termine, ma che si configura come una continua lotta esterna e
interna nel tentativo di ritrovare, nonostante lo scempio del conflitto mondiale, l’odore e il sapore di “casa”.